sabato 18 agosto 2007

La lunga notte - Parte Sesta

I vampiri chiamano la loro forma di esistenza Requiem, e molto spesso questo è una specie di piatto susseguirsi di abitudini ripetute, tale che rende quasi impossibile percepire il passaggio degli anni. Altre volte però accadono più cose in una notte che in un secolo, e l'alba pare non arrivare mai, e potrebbe persino non contemplare più qualcuno di loro nella cerchia dei Dannati.

Questa volta me la sono vista brutta, pensava Iona alla guida della sua sportiva da 300 cavalli, quasi bevevo la Vitae di Patricia, c'è mancato solo un pelo. Oh fuck that! Ho ottenuto quello che mi serviva... Siamo di nuovo punto e a capo, maledetti Pagani.

Dopo una sosta presso una stazione di servizio per comprare le sigarette e lasciare mezzo dissanguato un camionista albanese addormentato nella piazzola di sosta – non che i camionisti albanesi siano in cima alla lista delle sue preferenze alimentari, ma la sgroppata lo aveva lasciato decisamente assetato – Iona riprese la strada verso Todi non desiderando altro che riposo.

Non sapeva che la notte finisce solo quando sorge il sole.

Al suo ritorno a casa erano quasi le cinque del mattino. Salito all'ingresso dalle scale che collegavano con il garage, Iona trovò le luci del padiglione stranamente accese per l'orario.

Non era possibile! Qualunque stronzata avesse fatto quella notte, non potevano essere stati così svelti!

Salì le scale e si precipitò con il sangue ribollente nella sala del caminetto. Non c'era un branco di Pagani incazzati e neppure il Segugio del Barone; c'era Lucia mezza addormentata su una poltrona tardo-impero davanti alle braci quasi spente del camino.

Giovanni!” Gridò lei tornata vigile d'improvviso.

Tu! Tu che ci fai qui?” Iona sentì che c'era Ivo che tentava di sgattaiolare giù per il corridoio. “Ivo!” Gridò il vampiro.

Ivo allargò le braccia e scosse la testa come per dire “non ci ho potuto fare niente”.

Iona poggiò la testa sul legno della porta sconfortato, poteva dirsi stanco stasera.

Che c'è?” Disse Lucia con apprensione.

Iona si avvicinò ciondolante e cupo a una poltrona per lasciarsi cadere su questa.

Come hai fatto a trovare casa mia?” Domandò assente.

L'ho sentita. Ho sentito che abitavi qui. Scusa se sono voluta entrare per forza, ma domani riparto e volevo vederti ancora”.

Era vero, non mentiva. Iona si accese l'ennesimo sigaro della serata e chiese con distacco: “Perché?”

Perché io ti considero un amico e anche una... Persona... Che può aiutarmi dicendomi cose importanti per me e la mia vita”.

Quali?” Domandò Iona sopportando la tortura.

Lucia si fece rossa, trasse un sospiro profondo e iniziò tentennando: “Be' ecco, vedi, io mi sto sviluppando e...” Iona si premette una tempia.

Sta a vedere che stanotte sfatiamo il mito che i vampiri non soffrono di emicrania, pensò. “Io so che di questi tempi a voi ragazze è concesso il privilegio di parlare con vostra madre di queste cose, e addirittura con vostro padre”, disse.

Oh ma no si tratta di fare domande sui preservativi, sugli assorbenti interi o sull'AIDS”.

E di cosa allora?” Ma è possibile che non capisce che mi sta rompendo i coglioni?!

Ecco, io ho il mio 'dono' e mi domandavo se resterà dopo che io avrò fatto...”

E io che ne so?” Tagliò corto Iona.

Ma tu hai detto che sono un'innocente per cui...”

Oh crap! No eh, io ho già dato per stasera!

Iona capì che aveva solo due alternativa: o l'ammazzava o la sopportava.

Tu cosa vorresti? Cioè vuoi mantenere il dono oppure no?”

Non lo so, una vita normale mi piacerebbe”.

Una vita normale?”

Sì...” E Lucia iniziò a parlare di che cosa significava per lei una vita normale,dei ragazzi che le piacevano, così come della pizza, dei gelati e del cinema; che presto sarebbe potuta andare in discoteca e sarebbe stato orribile avvertire tutti quei vampiri a caccia, che voleva studiare: le sarebbe piaciuto diventare infermiera o veterinaria – non sapeva decidersi – ma anche che di questi tempi è importante conoscere le lingue e usare il computer. Certo, sarebbe stato bello poter fare la stilista o la top-model, ma di questi tempi bisognava stare con i piedi piantati in terra anche se aveva paura di diventare una ragazza superficiale, come sua cugina più grande, che guardava solo ai soldi...

Infine l'emicrania arrivò, perché stava albeggiando.

Lucia, io, io devo andare è l'alba”, disse Iona alzandosi senza indugiare, ma era già affaticato. Il padiglione per fortuna non aveva finestre in nessuna stanza, ma quando Iona si avvicinò alle scale si accorse che era già troppo tardi. Fuori stava già schiarendo e la luce saliva dalle scale.

Non era sufficiente a bruciarlo, ma bastava a risvegliare la Bestia e a ferirgli gli occhi come un abbagliante sparato diretto in faccia. Iona si appoggiò al muro del corridoio, le forze lo stavano abbandonando. Lucia gli corse dietro e lo sostenne.

In fondo... C'è un letto”, disse. Lucia lo aiutò e lo lasciò cadere sul giaciglio, era già rigido e la sua pelle aveva più marcati i tratti di un cadavere. Lucia tuttavia non lo lasciò da solo, si accoccolò sul suo petto.

Non provare a fare niente. Tanto io sono... Morto”, disse il vampiro mentre sprofondava nel torpore diurno con il calore della bambina su di sé.


Quando riaprì gli occhi era di nuovo buio. Alzò la testa di scatto completamente spaesato per un momento, poi ricordò la nottata infernale della sera prima.

Sul letto c'era un biglietto scritto da Lucia che lo ringraziava per la pazienza e la compagnia, lo salutava alla prossima volta che sarebbe tornata dalla nonna. Sulla soglia della camera da letto c'era Ivo con un sorriso beffardo che voleva dire: “Guarda il grande Jo': messo K.O. da una ragazzina”.

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