sabato 11 agosto 2007

La lunga notte - Parte Quarta

Per tornare all'Acropoli impiegarono meno tempo di quanto servì in precedenza, perché Iona fumava col finestrino completamente abbassato, costringendo Sansepolcri, sul sedile posteriore, a tenere il cappello in testa con una mano. Questa volta deliziò i suoi passeggeri con alcuni brani del repertorio di Patti Smith.

Raggiunsero l'Acropoli dalla Porta del Bulagaio e Iona volle lasciare l'auto al parcheggio custodito sotto piazza Grimana. Sansepolcri protestò, non voleva arrivare a piedi al corso, ma Iona lo ingannò dicendo che non possedeva il permesso per entrare nella Z.T.L., naturalmente era una menzogna.

Scesi tutti dall'auto, Iona ultimò il suo completo composto da un vestito carta di zucchero, cravatta nera e trench marrone con un hatteras in testa di color panna chiaro la cui stoffa era lavorata in una fine quadrettatura. Si avviarono: Iona a testa alta, un mezzo toscano spento in un angolo della bocca, Sansepolcri chiaramente a disagio e infastidito e Arimanni addossato alle mura degli edifici, quasi indistinguibile dallo sfondo.

Passarono per il marciapiede lungo la sopraelevazione tra l'Arco Etrusco e il palazzo dell'Università per gli Stranieri, ricavato sulle fondamenta delle antiche mura della città. Questa strada li avrebbe portati in piazza Morlacchi, a poche centinaia di metri dalla Colonna. Non avevano ancora pensato a come avvicinarsi ulteriormente a essa senza destare l'attenzione dei cani da guardia dei Consacrati, né avevano affrontato la possibilità che qualcosa poteva precipitare in modo che i tre massimi esponenti dell'Ordo Dracul si sarebbero ritrovati in guai incredibilmente seri. Tuttavia non era un gran male, l'Acropoli brulicava ancora di esseri umani e dei loro predatori, e questa situazione avrebbe perdurato almeno per un'altra ora e mezzo; dopo la chiusura dei locali avrebbero dovuto aspettare almeno un'altra mezz'ora per far scemare la folla. C'era tempo per mettersi seduti intorno a qualche tavolo e ragionare a un piano, e persino per fare qualcos'altro. A tale proposito Iona sospinse i suoi compagni di congrega verso il Caffè Morlacchi, a pochi metri dalla Facoltà di Lettere. Questo locale arredato alla parigina aveva riacquistato negli ultimi anni la levatura di essere un gradevole punto di riferimento per chi amava un'enoteca ben fornita e – due o tre volte per settimana – reading poetici e raffinate esecuzioni musicali dal vivo.

Nel drappello degli astanti presi a fumare fuori dalla porta i tre avvertirono immediatamente (e la cosa fu reciproca) la presenza della mecenate del luogo: Chichi, l'unica tra i Pagani ad avere il privilegio di potersi servire delle vene nell'Acropoli, e il Caffè Morlacchi era uno dei suoi Territori di Caccia assegnati.

Chichi era un vampiro letteralmente delizioso e attraente: Sangue Toreador – una delle tante famiglie ancillari dei Daeva – era venuta dalla Spagna e il suo fascino latino era qualcosa di impareggiabile tra i vivi e i morti. Era semplicemente troppo succulenta nei suoi centocinquantatré centimetri sottili, slanciati, perfetti: una bambola dagli occhi mediterranei e un colorito sul quale la morte non sembrava averla avuta del tutto vinta. Questa sera indossava un cappotto bianco che le arrivava alle ginocchia appena coperte da un sottile abito viola di lana.

I tre Draghi si avvicinarono e la salutarono cordialmente, quasi affettuosamente, perché Chichi era una delle Sorelle più apprezzate di tutto il Dominio, a dir poco era simpatica a tutti, a dir molto tutti le volevano bene. Come da tradizione tra le Succubi Iona baciò le sue gote da ragazzina tinte di ciliegia e Chichi, come la buona educazione esigeva, salutò rispettosamente il Custode dell'Elysium e Arimanni in qualità di Primogenito dell'Augusto Barone.

Chichi, questa sera sei vivificante”, disse Iona con galanteria, “Ma questo taglio alla maschietta bruno sono i tuoi capelli naturali?” Aggiunse, ottenendo un assenso e un sorriso da quelle labbra rosso fuoco che celavano due file di microscopici e splendenti dentini che forse erano la cosa che rendeva Chichi unica.

Poi Chichi li invitò a entrare nel locale e a servirsi delle prede che poteva offrire; non era semplice ospitalità tra Fratelli delle Tenebre, era un obbligo perché Skidone in qualità di Battitore dell'Acropoli aveva il diritto e il dovere di entrare in ogni Territorio del Serraglio per controllare che gli altri vampiri si comportassero bene.

Prego, prendente il tavolo al centro, es lo mio y fate como si foste a casa vostra”. Sansepolcri, Arimanni e Skidone imboccarono l'ingresso iniziando a scendere i tre gradini di questo, ma di colpo Iona si fermò e si voltò verso la sua Consanguinea, “Oh scusami Chichi, vorrei parlarti un minuto se è possibile”.

Claro que sí”.

Un motivo per il quale Iona li aveva portati qua dunque c'era, ma Arimanni e Sansepolcri finsero di ignorare la cosa e si diressero al tavolo, dove in un battibaleno furono serviti. Presero due grappe (Arimanni la chiamò acquavite, ma la cameriera non vi badò) e le lasciarono sul tavolo mentre si guardavano intorno.

Il locale era decisamente gradevole, bene arredato come un caffè della Belle Époque, ma senza eccessi. Però il bestiame presente era molto giovane e seppure qualcuno era presentabile, la maggioranza era composta di ragazzi e ragazze con capigliature barbariche, vestiti bizzarri e logori. E poi la musica era troppo alta, ed era di quel genere che piaceva tanto a Skidone.

Non credo che sia questa la sera in cui Iona Skidone possa concedersi delle schermaglie amorose”, disse Arimanni dopo qualche minuto, immobile sulla sedia, soltanto la sua rigogliosa barba sul mento era stata magicamente accorciata per non attirare troppo l'attenzione.

Non credo che siano schermaglie amorose”, rispose Sansepolcri mentre di soppiatto svuotava il bicchiere nel vaso di fiori più vicino.

Si spieghi”, disse il Kogaion rammentandosi che ora era vietato fumare nei luoghi pubblici.

Qualche notte fa Moreno ha fatto irruzione nel Territorio di Caccia di Skidone, un atto di bracconaggio. Skidone, non so come, lo ha colto in flagrante e lo ha ridotto una larva. Credo che questa sera sia andato a tastare il polso di Chichi per vedere come il Circolo della Megera ha preso la cosa”.

C'è dell'altro”, disse Arimanni, ma non era una domanda, era un'affermazione causata dalla Lettura dell'Aura sul suo confratello Ventrue.

Vittorio Sansepolcri si arrese.

C'è stata una brutta Breccia nella Masquerade che ho arginato, c'è che Skidone ha incontrato un'adolescente femmina, mortale, capace di avvertire misticamente la presenza di un Dannato, c'è che Skidone non ha voluto denunciare niente per guadagnarsi un Debito di Prestazione nei confronti di Leonardo Moreno”.

C'è dell'altro”.

Maledizione! Antonio, ci sto arrivando: Skidone ha detto che voleva studiare l'umana e le sue particolari abilità. Non c'è altro”, terminò Vittorio Sansepolcri per poi aspettarsi qualcosa da parte del Votato alla Luce Morente.

Ma quella statua di carni morte e Vitae non disse nulla, aveva adocchiato la fila di fronte al bagno.

Torno subito, è ora che mi nutra”.

Il Kogaion dell'Ordine lasciò il Cavaliere del Drago da solo al tavolo e si diresse in punta di piedi verso la toilette sfuggendo a ogni contatto con la ressa come se fosse impalpabile. Quando entrò in una zona d'ombra il Mekhet scomparve alla vista di tutti, si mise alle spalle del primo della coda ed entrò con lui nel bagno. L'uomo allargò le gambe sopra il cesso tenendo il capo chino e si sbottonò la patta dei pantaloni. In quell'istante sentì una stretta sopra i gomiti e qualcosa come una barba ispida pungerlo sul collo prima, e una puntura ancora più forte subito dopo, ma più che mai la stanzetta del bagno piena di scritte oscene sui muri scrostati gli girò intorno per alcuni secondi, il tempo nel quale si pisciò addosso.

L'uomo non fece altro che tirare una bestemmia e tentare di darsi una sistemata spruzzandosi acqua sui pantaloni mentre Arimanni attendeva che terminasse per uscire.


Il palazzo del Caffè Morlacchi crea un angolo con i magazzini del teatro omonimo posto dall'altro lato della via, contiguo alla Facoltà di Lettere. Iona aveva portato Chichi pochi passi più avanti, al centro del piazzale di carico e scarico per le attrezzature di scena.

Chichi”, iniziò a dire ondeggiando le mani con le dita incrociate tra loro, “Spero che non te la sei presa per Leonardo”.

Oh! No se que dirte Hioan, lui no chiere vederme. Dice que si vergogna. Porqué? Lo hai picchiato?”

Iona ritrasse la testa come uno struzzo e fu capace di trasformare la sorpresa in sconcerto: “Lo sai che non farei mai una cosa del genere a un tuo protetto”, la luce dei lampioni colpiva gli occhi neri di Chichi donandogli riflessi immortali, quando le sue labbra sanguigne si allargarono in un sorriso compiaciuto rivelando quelle fossette, Cristo se era terribilmente splendida. Ma no! Non era quello il momento di concedersi tale gioia, se proprio doveva contemplare qualcosa, quella dovevano essere i riflessi delle emozioni della chica, e grazie a Dio non c'era malizia in lei.

L'ho soltanto redarguito severamente e l'ho scacciato dal mio territorio, era davvero il minimo che potevo... Cioè: se non lo avessi fatto, cosa si sarebbe detto in giro?”.

Entiendo y mira Hioan”, disse Chichi, “Yo sapevo que Leonardo andava fare un rituale d'iniziacion ma yo sapeva solo que esto rituale doveva essere una prova de tribolazione”.

Come Chichi, che vuoi dire?”

Mirame Hioan, te lo dico ahora y nada mas: no me gusta que mi protetti se van a matar los niños, y no me enteressa para que. No me enteressa si el rituale es muy importante, el trabajo del Requiem de mis Ierofante”.

Iona assentì: “Chichi, non ti preoccupare, ti capisco. Certo è dura vedersi strappare un proprio sottoposto”.

Hioan, io tengo mucho a Leonardo y no chiero que otra vampira me lo porti via”.

Chi? Chichi... Chi?”

Patricia”.

Iona sorrise, demoniaco, e disse: “No te preocupe corazon, estoy aqui”.


Qualche minuto dopo questa conversazione, ormai stufi di aspettare, Arimanni e Sansepolcri uscirono dal Caffè per cercare Skidone. Lo trovarono dietro l'angolo appoggiato alla cabina del telefono a fumarsi beatamente un toscano.

Ebbene?” Fece Vittorio Sansepolcri con tono arrogante.

Iona sorrise quasi compassionevole, ma sembrava drogato... Oppure sessualmente appagato.

Contrordine compagni!” Proruppe lasciando la cabina e muovendo dei passi verso piazza Morlacchi.

Come?”

I Consacrati non c'entrano niente, ho trovato una traccia migliore”.

Si spieghi”, insistette Arimanni.

No, meglio di no perché è una cosa che devo fare io da solo. Devo andare in un posto di cui delle persone per bene come voi non sono frequentatori...”

Dove!” Urlò Sansepolcri vedendo la Succube allontanarsi.

Iona si voltò per tre quarti e li guardò furbescamente: “Per postriboli!” gli rispose lasciandoli lì appiedati.

Nessun commento: