lunedì 6 agosto 2007

La lunga notte - Parte Prima




...e come Vossignori conoscono più che ottimamente, l'analisi dei resti dei non più Fratelli Italo e Ottavio non è stata affatto agevole. Alla prima osservazione le ferite che hanno causato le loro Morti Ultime possono essere ritenute compatibili ai comuni artigli che i due Fratelli, in quanto Loup Garou, possedevano per certo come Qualità del Sangue. Ma, successivamente, osservando la disposizione dei resti, così come furono rinvenuti, abbiamo avuto modo di constatare come, nello spazio che intercorreva tra i due non più Fratelli, all'interno del corridoio non abbiamo avuto modo di raccogliere tracce significative né di resti né di Vitae, tale da avere una chiara ricostruzione di un ipotetico e possibile scontro letale tra i due ora non più Fratelli.

La faccenda diviene, inoltre, ancora più enigmatica dato che ripetuti esami, condotti da diversi Fratelli dotati delle più appropriate Qualità del Sangue, non sono riusciti a estrarre dai summenzionati resti alcun elemento di utile conoscenza...” Non era una novità, lo sapevano tutti e infatti: “Pur tuttavia si sono già verificati altri casi nei quali tutti i soprannaturali e Dannati mezzi di conoscenza di Noi Fratelli si sono rivelati assolutamente inutili. Tutto quello che possiamo affermare in proposito è che i Fratelli Italo e Ottavio, Sangue di Garou, sono stati rinvenuti trapassati alla Morte Ultima, probabilmente causata da agente ignoto per mezzo di artigli dotati di potere soprannaturale e Dannato.

Possa Dio Onnipotente avere pietà delle loro anime Dannate e dei loro empi peccati”.

Con questa frase rituale, seguita dai segni di croce sul cuore e sul costato da parte di alcuni dei presenti, il Fratello Gallimori, Inquisitore Consacrato, terminò la relazione sui fatti della chiesa di via Magno Magnini, conosciuta anche come la Prigione del Mostro.

Gli uditori di questa relazione, seduti intorno a un lungo e lucido tavolo di noce, chiusi nella Sala delle Giunte del Centro Congressi della Camera di Commercio erano, partendo dall'unico nella postazione di capotavola: Ortensio de Megnis, Priore del Sangue Patrizio e Attendente Scelto dell'Augusto Barone; Tommaso Florenzi-Baglioni, Garante dell'Acropoli e Priore dei Divii; Omar Pesciaioli, il Gendarme, Loup Garou e uno dei pochissimi Fratelli Invincolati del Dominio di Perugia, unico 'senza congrega' ad aver ottenuto una carica di tale prestigio da quando si era in grado di ricordare; Vittorio Sansepolcri, Ordo Dracul e Custode dell'Eliseo; Ionandreij Skiidonÿ, Magister Illuminator dell'Ordo Dracul e Antonio Arimanni della Loggia, Capocongrega e Kogaion dell'Ordine, Sangue Mechèt. Dirimpetto alla 'Testa del Magnifico' sedeva riordinando i fogli scritti a mano l'Inquisitore Cristoforo Gallimori, accostato da Stepfen Cestencko, altro Divus del Primo Stato e chiudeva il circolo Sonia Corsari, clan dei Garou, Milizia anch'essa del Primo Stato che governava la Perugia dei vampiri e che era rappresentata questa notte nelle due grandi autorità di de Megnis e di Tommaso Florenzi-Baglioni.

A nessuno era sfuggito che a parte le ormai tradizionali assenze dei Pagani e del Movimento Carthiano, la Lancea Sanctum non si era presentata con le personalità del Vescovo e del Grand'Inquisitore. Ma questa cosa non rappresentava motivo di vera inquietudine, dopotutto anche i Consacrati cercavano di frequentare il meno possibile le occasioni d'incontro ufficiali. Sicuramente fin quando la questione qui momentaneamente dibattuta non avrebbe raggiunto proporzioni importanti, i più insigni devoti al Centurione non si sarebbero fatti vedere, e avrebbero lasciato il povero Gallimori da solo a vedersela contro avversari decisamente allarmati.

Uno di questi era Cestcenko, poco avvezzo a riunioni che discutevano su fatti esoterici, ma a quanto pareva era stato letteralmente tirato per i capelli al dentro della questione. Almeno formalmente, almeno per evitare che l'Invictus fosse sospettato di aver qualcosa da nascondere.

E della esplosione che cosa può dire, riguardo a essa, Inquisitore?” Chiese immediatamente Cestcenko.

tra i presenti era evidentemente il più inquieto di tutti. Cestcenko possedeva di per sé lineamenti poco rassicuranti: il volto allungato e scarno sul quale tutte le linee convergevano verso il mento pronunciato. Aveva anche il naso dal profilo gibboso che era un po' più che leggermente deviato verso destra, gli occhi erano incassati tra questi e la fronte sporgente era ricoperta per metà da fitte ciocche di capelli tra il biondo e il castano. Proprio i suoi occhi dalle iridi di un celeste chiarissimo, ora avvolte da un alone cremisi acceso, non promettevano nulla di buono.

Be' Fratello Cestcenko, io non posso dire niente riguardo all'esplosione perché pur essendo stato uno dei primi tra Noi ad arrivare sul luogo, non so veramente se e come le due cose possano essere collegate”, rispose freddamente Gallimori, lasciando intendere di aver preparato per bene la lezione.

Cestcencko non apprezzò, esclamò a voce alta un'elaborata frase in una lingua straniera nel mentre che picchiava compulsivo il piano di noce con il palmo della mano. Iona udendo quel sofisticato anche se estremamente volgare improperio in russo si lasciò andare a una risata birichina, ma quando avvertì l'occhio di de Megnis su di lui la fece scemare immediatamente.

Nell'attimo di silenzio che si era prodotto l'Attendente del Barone prese parola. “Fratelli, vi prego tutti di utilizzare nel corso delle riunioni la lingua italiana o in alternativa col donca di Perugia”. De Megnis fece una pausa per apprezzare come la sua voce tonante e imperiosa aveva prodotto ancora più silenzio e attenzione da parte di tutti i presenti. Ortensio de Megnis aveva un fisico statuario e imponente, era alto quasi due metri e questo lo si notava bene anche quando era seduto. Strinse le spalle e si protese leggermente in avanti sul tavolo.

Ma constatato che il Fratello Cestcenko ha introdotto tale seconda questione, chiedo che il Fratello Pesciaioli ci dia resoconto delle sue indagini”.

Omar Pesciaioli era uno dei vampiri più giovani tra quelli al momento chiusi nella stanza, ma certamente non era uno dei più stupidi potendo vantare la carica di Sceriffo. Era un bel ragazzo sulla metà dei vent'anni, ben proporzionato, un volto da cantautore folk intristito, incorniciato da una gran massa di riccioli scuri. A differenza di tutti gli altri si era presentato in jeans e scarpe da ginnastica, pullover e un giubbotto sportivo in pelle di renna.

Riguardo ai rapporti della polizia e dei vigili del fuoco che ho visionato e dopo un sopralluogo sul posto, posso confermare che il secondo piano del condominio numero tre a Fontivegge è andato a fuoco dopo lo scoppio di una tubatura del gas. Oh, ovviamente ho fatto in modo che tutte le indagini più approfondite venissero sospese e niente di quello che contenevano gli stabili fosse citato nei rapporti”, disse Pesciaioli con tranquillità.

E io bene voglio vedere se contrario”, rispose Cestcenko sobbalzando convulsamente con la testa sopra il tavolo. Il russo invece era ben lontano dallo stare tranquillo: “Uno intero laboratorio e magazzino di miei beni perduto per incidente?”, aggiunse.

Pesciaioli si trovava di fronte a lui, ben diritto sulla sedia, si teneva la spalla destra con la mano sinistra. Abbandonò questa posizione per guardare negli occhi il Daeva venuto dall'Est venti anni fa: “Proprio per tutelare i suoi interessi, Signore, non mi è possibile avvalermi dei miei contatti per capire meglio la dinamica del... Sì, attualmente non posso che chiamarlo incidente”.

Florenzi-Baglioni finora era rimasto silenzioso e in disparte con gli occhi bassi a contemplare unicamente la perfezione delle sue unghie distese sul tavolo. Tuttavia ora avvertì la necessità di essere della partita per accorrere in aiuto del suo protetto, nonché Consanguineo.

Non che non sarebbe interessante”, cominciò a dire con la sua pronuncia dolce e sommessa l'anziano Daeva senza distogliere lo sguardo dalle sue eburnee appendici, “Ma crediamo che la dinamica sia secondariamente importante rispetto alla causa reale di questo danno contro il Signor Cestcenko. E, in tutta sincerità, seppur di incidente vuolsi parlare, esso rimane ugualmente coincidente con la scesa dell'Ordine e dei Consacrati nella prigione della 'cosa'”.

Pesciaioli non aveva argomenti per ribattere all'anziano e Gallimori ben si guardava dal pendere per una delle due parti, ma Florenzi-Baglioni, in un modo tutto particolare che solo gli intervenuti potevano comprendere fino in fondo, si stava divertendo a giocare contro un ufficiale del Barone in persona. Quindi un altro ufficiale del Dominio entrò in campo, sia per spirito di cameratismo che per interesse personale.

In qualità di Custode dell'Eliseo posso affermare che durante il sopralluogo ogni cosa si è svolta secondo le regole, e nessuno dei Fratelli allora presenti hanno fatto cosa alcuna che lasci pensare una possibile causa o collegamento con l'incidente”.

Detto questo Vittorio Sansepolcri rilasciò la pressione sui gomiti con la quale si era sporto per farsi vedere e si abbandonò sulla sedia. Si tolse le punte dei capelli che si erano infilate tra il collo e il colletto della camicia e vagò con i suoi grandi occhi da pesce strabico sui volti di Gallimori, di Cestcenko e della Corsari.

Ma il Signor Inquisitore Gallimori ha detto che il Magister Illuminator si accostò alle steli e che agì su di esse”, rispose con noncuranza Tommaso Florenzi-Baglioni dal suo angolo, mentre accarezzava un graffio sul legno del tavolo.

Il volto limpido e regolare del Ventrue si contorse nella smorfia della Bestia rivelando in quel momento un'espressione da ribelle preraffaellita. Iona pensò che anche questa volta Sansepolcri aveva mancato una buona occasione per restare in silenzio. Era costretto a intervenire in questo cenacolo di babbei e di ipocriti.

Se mi è permesso dire e spiegare un fatto, Signori, vi dico che nonostante le steli siano qualcosa di una complessità tale da superare le conoscenze di chiunque sia qui presente, il loro funzionamento è di una semplicità inaudita. Per farla ancora più semplice supponiamo che se fossero un elettrodomestico, le steli avrebbero solo un tasto per accenderle, e per accenderle”.

Che vuole significare Signor Skydone?” Tuonò dalla sua altezza de Megnis.

Che da quando il meccanismo di contenimento per la cosa che noi Dragoni chiamiamo 'Mucchio di Letame' è stato impiantato per la prima volta, non è stato mai 'spento' perché non è possibile. Infatti, non è possibile fare niente sulle steli se non avviare e avviare il procedimento di contenimento. E quello che ho fatto durante l'ultimo sopralluogo è stata una cosa già ripetuta in precedenza senza che niente di imprevisto fosse avvenuto”, rispose la Succube.

Arimanni della Loggia, spalla a spalla con Iona si accese uno dei suoi famosi sigaretti alla vaniglia, Skidone intrufolò le sue dita nel cofanetto d'argento per rubarne uno. L'angolo estremo occupato dai Draghi si riempì di una nuvola di fumo e di essenza dolciastra. Florenzi-Baglioni continuava a guardare le sue mani, solo che questa volta tamburellava ritmicamente le dita sul piano. De Megnis piantò i gomiti sul tavolo e si portò i pugni sotto il mento.

Arimanni della Loggia si aggiustò un baffo del suo rigoglioso pizzo da eroe risorgimentale e poi, famoso per essere il Mekhet con maggiore senso pratico dell'intero dominio, domandò: “Cataloghiamo, per ora, l'esplosione come incidente e ci dedichiamo alle Fini dei due Fratelli Garou e allo studio di che cosa ha originato l'emergenza che l'Ordine del Drago ha segnalato prontamente?”

Cestcenko si mosse insoddisfatto sulla sedia, Gallimori invece si rianimò alzando la testa di scatto: “Non sapete dircelo? Credevo che aveste tutto sotto controllo”.

Il giovane Cristoforo Gallimori che lancia una sferzata così velenosa al ben più vecchio 'non più duca' Antonio Arimanni della Loggia! A nessuno dei presenti la cosa sfuggì, e ognuno si fece i suoi conti in tasca. Forse non parlava per bocca sua, o forse finalmente qualcuno aveva fatto il primo passo sulla questione del Priorato Mechèt.

Arimanni non si scompose, continuò ad aspirare il suo fumo aromatizzato e ribatté: “Non abbiamo avuto il tempo per approntare una ricerca. E inoltre, per quanto riguarda il controllo, noi dell'Ordine siamo in grado di riconoscere immediatamente un'anomalia. Ma, per l'appunto, un'anomalia resta solo un'anomalia quando non viene sviscerata nei dettagli”.

Sarà dura per te scacciare quest'Ombra. Di certo non la potrai inglobare nella tua stessa oscurità. Pensò qualcuno.

Arimanni aveva parlato fissando indefesso Gallimori, era una delle qualità peculiari del Kogaion: riuscire a restare del tutto immobile e inespressivo, una sorta di statua granitica che è meglio non toccare perché è solida, ma può decidere di caderti addosso e schiacciarti senza preavviso.

De Megnis tuonò ancora per lasciar capire che era al posto di comando in quella stanza: “Assodato che in qualità di Attendente richiedo che i Consacrati indaghino ulteriormente sulle Morti Ultime di Italo e Ottavio, e che l'Ordine di Dracula giunga a precisare la natura di questa 'anomalia', voi Draghi a che punto siete?”.

Arimanni: “Ho già detto che è mancato il tempo materiale”.

E questo genere di ricerche non vanno affatto dilazionate. Il mondo è volubile e cambia di continuo. Ogni possibile traccia potrebbe scomparire in brevissimo tempo”, aggiunse Skidone.

Bene, quindi dichiaro che la seduta è tolta e vi auguro buon lavoro Fratelli”.

Con poche parole di cortesia i Draghi, l'unico Consacrato e l'unico non allineato obbedirono alle parole di Ortensio de Megnis, alzandosi dalle sedie e lasciando la sala.

Nessun commento: