mercoledì 4 giugno 2008

Tra l'arca e il muro (4)


Parte quarta

Quanto arrivò l'auto aveva bisogno di un tagliando completo, ma non era una preoccupazione. La lasciò in un piccolo parcheggio al centro di alcuni condomini e si guardò intorno per leggere i numeri civici. Quello che Vania gli aveva detto per telefono si trovava su una vecchia targhetta di una monofamiliare, costruita forse cento anni fa. Arrivò alla porta salendo per delle scale esterne, cercò il campanello e lo schiacciò.

Gli aprì la porta Valeria Gerbini, la progenie più giovane di Patricia che aveva l'aspetto più anziano tra le due. Iona l'aveva vista con Chichi una sola volta per errore, tuttavia a meno che le Pagane non Abbracciassero un infante al mese doveva essere lei: una bella signora sui quarant'anni con tutte le curve sode. Doveva assomigliare un po' ad Attia se ad Attia scalpellavi via l'intonaco, e a conferma che non era la vampira sbagliata, la Gerbini indossava una vestaglia da notte e scarpe con i tacchi a spillo. L'azienda di prostituzione virtuale di Patricia aveva un sacco di addette.

Iona non aveva né la voglia né la forza spirituale per ammaliare con i suoi poteri questa creatura, di certo non lo avevano fatto venire fin qui per tendergli un agguato, ma se così era, meglio conservare le energie. Il Marchio del Predatore, la situazione, le varie storie su queste Ventrue e quelle che avevano portato Iona sulla loro soglia, azzerarono i convenevoli.

«Vania è arrivato», disse la Gerbini a voce alta rivolgendosi all'interno della casa, poi fece entrare subito Iona.

Lui non volle notare con quanta forza la Pagana chiudeva il portone alle sue spalle, si concentrò sul corridoio spartano dalle bianche pareti pulite. In fondo c'era una porta chiusa e un'altra accanto sulla parete di destra, sempre chiusa. Sulla parete sinistra c'erano altre due porte. Quella più vicino era chiusa, la seconda era aperta. Iona prese da solo la direzione più ovvia.

Si affacciò sulla porta, «Holy crap!» Esclamò tra i denti abbandonandosi contro lo stipite strizzando gli occhi.

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