mercoledì 28 maggio 2008

Tra l'arca e il muro (1)


Parte prima

«Skydone, hai commesso un errore», disse Attia.

Skidone “si spense”, il suo bagliore d'angelo caduto svanì, nella stanza cadde un'atmosfera cupa e fredda. Attia si voltò e prese l'uscita senza salutare nessuno, mutò la sua forma in una cappa di vapore gelido per poi spiegare le ali della Nyctalus noctula e lanciarsi in un volo silenzioso quando fu fuori dalla Casa Capitolare dell'Ordo Dracul. All'interno Skidone era rimasto in posizione immutata, Arimanni e Sansepolcri lo stesso, e ben si guardavano dal dire una sola parola. Skidone si girò sui suoi piedi pieno di furia, afferrò un gran vaso decorato con l'ornato rinascimentale e lo alzò di scatto sopra le spalle. Allorché fu per scagliarlo a terra si ritrovò Arimanni di fronte a bloccare il gesto.

«Ma non c'è proprio niente qui dentro che possa rompere?» Chiese Iona con ingenuità.

«No», rispose asciutto Arimanni.

Iona lasciò perdere il vaso, arrivò a uno dei due divani e si lasciò cadere come la brutta serata che stava passando richiedeva. Si accese stancamente una sigaretta.

«Che casino», disse a mente fredda.

«Però conosciamo l'identità di chi è a capo della cospirazione», tentò di analizzare Arimanni, e persino di consolare la Succube.

«E questo cosa risolve?» Domandò Iona, «Oh be', andiamo dall'Augusto a dire che... “Guardi, la Gerofante è in marcia forzata verso la liberazione del potere mistico di Mucchio di Merda per usarlo ai suoi comodi” e, ciò detto, aspettiamo che il Barone promulghi una Caccia di Sangue su una Primogenita?» Senza dare il tempo di replicare continuò: «A parte che l'Augusto in centocinquant'anni ha proclamato solo una lextanalionis, a parte che... Chi se la sente d'andare a infastidire la Bestia?, e a parte tutto: chi se la sente di fare una guerra di questi tempi? Perché guerra sarà e, naturalmente, i Carthiani se ne fregheranno a fatti e parole, i Consacrati a fatti, l'Invictus farà guerra solo con le parole, quindi...»

Arimanni fece compagnia a Iona con il suo sigaretto, mentre Sansepolcri non dava segni di attività, forse pensava.

«Ha già un'idea di quello che riferirà all'Augusto?» Chiese Arimanni dall'angolo, nei pressi di una porta-finestra.

«Uhm... Intanto che ad Attia sono saltati i nervi, e che quindi, con una certa probabilità, ha detto abbastanza la verità», rispose Iona facendo delle smorfie pensose.

«Ha corso un grande rischio, non usi più quel potere in presenza di altri Fratelli», disse Sansepolcri. Iona si aggiustò di posizione sul divano per guardare stizzito il Ventrue. Che cazzo voleva dire il Custode? Uno non si può difendere?

Poi l'osservò meglio e capì che in Vittorio Sansepolcri c'era qualcosa che non andava, i suoi occhi guardavano il vuoto, entrambi nello stesso punto. «Dovremo anche dire che la Somma Sacerdotessa ci ha rivelato che ora il potere del Mostro è fuori controllo», aggiunse il Drago del clan dei Patrizi.

«No!» Urlò di scatto Skidone, «Evitare nel modo più assoluto di dare ad Attia e ai suoi vaneggiamenti la benché minima validità. Lo ha scritto pure Nietzsche: la conoscenza è un fatto che si produce con il conflitto politico. Se diamo ragione ad Attia facciamo torto a noi»

Sansepolcri stava per replicare accigliato. Non che Skidone fosse in errore, tuttavia non aveva appreso nulla, neppure negli ultimi quindici minuti, sulle buone maniere e sul rispetto. La voce di Arimanni proveniente dall'angolo lo fece esitare e riflettere sull'opportunità di non creare un'escalation di insulti col Daeva.

«Tuttavia non possiamo trascurare il pericolo».

«Tuttavia», fece Iona cadenzando con veemenza, «Non possiamo andarlo a dire al Barone. Ma voi l'avete capito o no che tra lui e Attia non c'è questa gran differenza? Cioè: lui ci ha affidato il compito di vigilare sul Drago, sugli strati e sulle sorgenti infinite di potere mistico del Dominio, non perché ci ritiene bravi e competenti; ma perché è convinto che niente sfugga al nostro controllo. Non posso presentarmi e dirgli: “Sai, io ero assolutamente in buona fede quando ho impedito a Moreno – chissà se ha idea di chi sia – di rapire un neonato e di farci un festino di sangue sopra, però poi ho scoperto che forse non era proprio la cosa più opportuna da fare!”» Spense la sigaretta nel posacenere e, come in precedenza, impedì il contraddittorio: «Questo genere di scusanti non funzionano proprio, e le conseguenze saranno che ci ritroveremo appiedati. Primo: avremo un nuovo Guardiamo dell'Elysium in sua sostituzione», Iona fissò Sansepolcri che questa volta replicò fortemente offeso: «Non sarà certo per colpa sua che andrò a rimetterci io!»

«Se lo dice lei», disse Iona sarcastico, «Ma questo a parte, è certo che Danzetta ritirerà fuori dall'armadio il buon vecchio Weddington e tutti i segreti della Famiglia Mechèt Invicta. Del resto», continuò con un pizzico di saccenteria, «Per il Barone mettere in salamoia la progenie di Angelico è stato giusto un surplus quando Angelico si eclissò; è stato solo il tentativo di smorzare ogni possibile influenza del Maestro in torpore che lo ha spinto a fare di Antonio il nuovo Primogenito. Ma cosa gli costerebbe riportare sulla scena Weddington? Lui è gestibile e Angelico non si risveglierà domani».

Fu il turno di Arimanni per fissare il vuoto, ma non era uno spettacolo insolito data l'abitudine sedentaria del vampiro. Tuttavia la cenere del sigaretto che ardeva fra le sue labbra stava per cadere sul folto pizzo del Mekhet senza che lui cercasse d'evitarlo. Era un chiaro segno d'estraniamento. Skidone non aveva tutti i torti, forse aveva completamente ragione.

«Dobbiamo lavorarci unitamente», disse Arimanni ripulendosi il mento con disgusto, «Convocherò un Caucus straordinario».

«Ottima idea», fece eco Sansepolcri.

«Almeno i ragazzi potranno divertirsi», commentò Skidone, «Ma credo che dovremo agire anche su un altro fronte», aggiunse: «Vittorio, io comunicherò all'Augusto che non tutto è perduto, anzi che la situazione può essere recuperata in fretta, lei però dovrà farmi da sponda tra i Signori del clan Ventures perché non facciano troppe domande. Per ogni cosa che andrà storta dovrà lasciar intendere che si sta trattando delle contromosse di quella strega della Megera. Le darò notizie dettagliate tramite Lucrezia, un testimone in più».

Sansepolcri non ne poté veramente più e offeso fin nell'intimo accusò Iona: «Ma come si permette di dettare legge nel mio clan? Con che faccia viene a ordinarmi di mentire spudoratamente?»

Iona non venne spiazzato dallo scatto d'ira e spiegò che: «Se le Succubi fossero così influenti farei tutto da me tra la mia famiglia. Sfortunatamente le Dame non parlano d'altro che del torbido triangolo tra me, Chichi e il suo defunto ghoul e i Signori sono ben più preoccupati del ritorno di Florenzi-Baglioni al periodo delle sue manie omosessuali che del Mostro...Quindi...»

Iona sorrideva sfrontatamente in faccia a Sansepolcri, Arimanni era impegnato nella lettura delle aure dei due e aveva capito che Sansepolcri stava per entrare nella mente di Skidone per metter fine a tutto questo; sebbene non sembrasse, Iona era molto provato dallo scontro con Attia, Vittorio avrebbe potuto Dominarlo con facilità e imporgli una nuova linea di pensiero.

Il rumore di una chitarra frenetica irruppe nella stanza disturbando e distogliendo l'attenzione di tutti. Ciò che solo uno su tre dei presenti avrebbe definito “melodia” proveniva da un cappotto sull'appendiabiti. Era il cellulare di Skidone. Lui arrivò al cappotto ed estrasse il telefono, guardò il display ed uscì immediatamente tirando via il cappotto.




Suoneria del cellulare di Iona

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