martedì 13 maggio 2008

L'Errore - parte seconda

Parte seconda

Quando gli altri due Draghi raggiunsero il salone resero onore ad Attia dei Pagani per poi sedersi. Attia restò rigida come un albero infestato di parassiti mentre una lumachina spenzolava sull'orlo della sua vesta lasciando cadere bava sul pavimento splendente di casa Arimanni. La Gerofante sembrava assente e istupidita, forse una divinità morta le stava sussurrando uno dei segni dell'Apocalissi all'orecchio, più probabilmente era in difficoltà nel mettere nel giusto ordine i concetti di Vittorio Sansepolcri, Antonio Arimanni della Loggia, Primogenito Mekhet, Guardiano dell'Elysium, Ordo Dracul e tutto il resto; si diceva in giro che la sua mente funzionasse a salti, specialmente per quanto riguardava il susseguirsi degli eventi nel corso degli anni.

Gli altri due Draghi ignorarono del tutto la cosa sebbene non siano mai stati la quintessenza dell'esuberanza, apparivano svogliati palesando l'obbligo di nascondere l'astio e il disagio. Questo era tanto ovvio quanto irrilevante per Iona; era lui il Veggente Giurato ai Misteri, e se lui giudicava politicamente corretto trattare un accordo sulla base di una sfida a chi saliva per primo in cima all'albero della cuccagna, questo andava fatto e con poche storie.

Attia andava stuzzicata, almeno un po', poiché se non perdeva la pazienza e quel tanto di controllo, sarebbe stato impossibile tirarle fuori la più infinitesima briciola di verità. Lei sapeva, sapeva tutto quello che accadeva d'importante fuori Perugia e si teneva stretti i suoi segreti, perché odiava tutto ciò che era più recente d'un tempio romano, vampiri inclusi; il mondo moderno aveva ucciso le sue divinità e nessuno (a parte i suoi Accoliti) si impegnava a farle rinascere.

Durante il gioco di molestia a danno di Attia, Arimanni e Sansepolcri dovevano servire come garanzia per Iona. Con un Primogenito (be', non esattamente un 'Primogenito' nel vero e proprio senso della parola) e il Custode dell'Elìsio presenti, Attia non si sarebbe mai permessa di fare la cosa più semplice contro Iona: ucciderlo. Attia voleva Iona Morto-per-Sempre perché lui aveva sottratto il Mostro ai suoi progetti palingenetici, ma non lo avrebbe mai toccato di fronte a quei due, e non per timore d'infrangere la legge sotto l'occhio di testimoni, bensì per non dimostrare che a lei di Skidone importava, e che Skidone aveva avuto ragione.

Così riprese il gioco, con la Succube eretta verso un non morto d'età sconosciuta e con Arimanni e Sansepolcri in disparte, entrambi sullo stesso divano con i gomiti sulle ginocchia.

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