mercoledì 14 maggio 2008

L'errore - parte terza

Parte terza

La ringrazio nuovamente per aver accettato questo invito, non sarà mai abbastanza”, iniziò Iona, “Siamo onorati di poterci pregiare di qualsiasi superbo consiglio avrà la grazia di concederci riguardo l'esiziale problematica che torna a percuotere la nostra terra una volta ancora”.

Attia lo ascoltava attentamente. Nella sua rigidità statuaria era perfettamente percettibile il capo leggermente proteso in avanti, simbolo della sua concentrazione sul senso dell'udito. Mentre Iona sciorinava la formula diplomatica la Gerofante lasciò andare un braccio lungo la coscia mantenendo l'altro piegato contro il busto. Ciò bastò a far smettere Iona di parlare senza aggiungere altro al suo discorso, Attia era disposta a rispondere subito.

Un cane, tu sei un cane”, disse con voce ferma dal timbro nobiliare, “Dal pelo più lucido e dal guinzaglio più lustro, tu sei il cane che il Barone sciolse mandandolo a me appresso”.

Arimanni e Sansepolcri scelsero d'estraniarsi del tutto dalla vicenda in corso, come se non fossero lì in quel momento. Iona ricadde nella disperazione catastrofista. Un Gangrel che sferza un Fratello con battute aspre su quadrupedi e affini! Maledizione! Ma dov'è Freida quando serve? Si era imboscato e ora ne era chiaro il motivo!

Signoria”, riprese Iona dimostrando d'aver accusato il colpo, “Voi avete ragione: non sono altro che un servo del Signore del Dominio... Tutti siamo servi Vostri. Ma appellandomi al 'Parlar Franco' vorrei dimostrare a Voi che sono conscio della situazione: ebbene è vero, qui ho solo il compito meschino di dire a Voi quello che verrà fatto riguardo al Mostro”.

Iona aveva compiuto una delle sue famose acrobazie retoriche cercando di cambiare immediatamente posizione. Attia snudò i denti assolutamente candidi in un sorriso minaccioso e canzonatorio, quella grande bocca splendente si incastrava perfettamente sul suo volto di signora abbrutita a megera.

Bugiardo!” Disse lei ancor più velenosa e sprezzante di prima, “Credi che tenga in conto le volontà del Barone? È mai questo un insulto della peggior specie? A chiedermi d'essere accondiscendente tu vieni, per una cosa che mai accettai. Credi che possa barattare la notte con la luce diurna?”

Oh certo, Voi non cambiate idea su un dio morto che prima di risorgere spazza via tutti i Fratelli senza distinguere tra fedeli e apostati!” Iona rispose d'impulso, la provocazione di Attia era stata troppo grande per mantenere l'autocontrollo e se ne pentì immediatamente.

Non comprendi nulla. La tua è una mente povera e demente, oppressa da quella tua scienza empia e dalla cappa della religione del Cristo, la stessa che uccise tutti gli Dei Morti. Non saprai mai e non sai né riconosceresti l'Avvento dei Tempi neppure se ti prendessi tra le mie braccia e ti guidassi attraverso essi nutrendoti con la mia stessa Vitae”. Attia iniziò a ondeggiare sul busto, attirando con il suo carisma ferino i presenti, “Così pieno di te, giovane Iona, saresti disposto a qualsiasi cosa pur di vincere ai tuoi giochi solitari. Gonfio come un rospo dipingi te stesso come il più gran sapiente della Nostra gente e non hai mai avuto pena dei danni che procuri, della distruzione che apporti. Uccidesti l'Araldo dell'Ultimo Dio, rubasti a Noi fedeli 'L'Apocalissi in Sacrificio' e ancora esisti solo perché aiutasti un tiranno bastardo a restare nella protezione della sua scintillante città. Quanto credi che possa durarti tutto questo? Così pietosamente giovane, illuso d'esserti creato una posizione di potere imperitura”, Attia piegò le ginocchia e tirò indietro il bacino per dare ancor più espressività al suo presagio commiserante, “Non è nulla! Nulla! Succube barbarica, niente è per le Grandi Forze della Natura che tu, tu hai devastato. Una notte, presto, sarò la prima a voler bere l'anima tua direttamente dal tuo cuore, ma sarò ben l'ultima ad arrivarvi, ciò è scritto nelle stelle in cielo”.

A metà del monologo di Attia Iona si era ficcato una mano in tasca e aveva stretto il suo scovolino d'acciaio per la pipa come fosse un oggetto magico contro il malocchio; a sentire e vedere la Gerofante esprimersi in quel modo tutto era probabile. Lasciò che le maledizioni di Attia corressero in libertà abbozzando uno svogliato passeggiare in circolo e lanciando un'occhiata di sfuggita ai suoi due 'sostenitori'. Ai quali mancherebbero solo tazze, teiera e pasticcini, e scusate tanto se vi arrechiamo disturbo! Pensò

Poi rialzò di scatto la testa come un divo dello spettacolo sotto i flash. “Ora è lei quella che mente”, disse.

Ad Attia si rizzò metaforicamente il pelo sulla groppa, Arimanni e Sansepolcri si scossero colti dall'orrore: non ci si rivolge in quel modo a un Primogenito!

Nessun commento: