Parte quarta
Iona prese la parola: “Incolpa me della sua stessa incapacità. Se lei non desidera altro che la distruzione di tutto quello che c'è per il ripristino di un ordine antico, regno dei suoi Dei Morti be', qui in Perugia siamo tutti talmente tolleranti da lasciarle libertà di culto. Ma quanti secoli sono che lei impegna ogni goccia del suo potere per partorire questo progetto? Andiamo... Se lei stessa li chiama 'Dei Morti' vi sarà una ragione, la morte è definitiva e assoluta anche per i Fratelli, in un certo senso di morte... Comunque sia, io... Io imbriglierei un potere così grande e inconcepibile impedendone l'esplosione in palingenesi? Io?” Iona replicò Robert de Niro in una famosa scena di 'Taxi Driver' nella quale era allo specchio e giocava con una pistola: “Ma diciamo che evito che qualcheduno sfrutti con intenzioni genocide alcuni dei più oscuri poteri mistici presenti in questa regione, che ne è già piena come una fogna è piena di merda, e non c'era davvero nessun bisogno che arrivasse persino un Mostro”.
I tre Draghi avvertirono palesemente che qualcosa stava accadendo in Attia, qualcosa di non raccomandabile. Iona però era travolto dall'impeto: “Qualcheduno che pur d'ottenere le profezie di onnipotenza e i deliri di gloria che un demonietto dell'incubo le sussurra nell'orecchio, non si fa scrupolo di consacrare a morte due dei suoi fedeli seguaci nonché Sangue del suo stesso Sangue!”, concluse fingendo di avvicinarsi all'anziana sacerdotessa pagana.
La Bestia di Attia saturava ormai ogni angolo della villa intera, ad Arimanni fischiavano le orecchie da quanta rabbia era emanata, ma lui non sapeva che fare: Iona aveva attraversato il Rubicone con la fanfara in pompa magna.
“Iona Skidone, essi perirono per causa tua”, replicò Attia indignata, “Poiché tu fosti colui che li obbligò a vigilare sull'Apocalissi...”
“Eh certo. Certo che sono stato io. Speravo che così qualche Pagano capisse che tipo di orror...” Iona sbarrò gli occhi di terrore, l'aria vibrò di Potere del Sangue, Attia si avvicinava a lui col suo aspetto più pauroso, un braccio arcuato sopra la testa e i suoi artigli da rapace emersi dalla scorza dell'essere umano.
Arimanni balzò in piedi come una saetta, Sansepolcri provò a tenere il passo, ma tutti si congelarono nell'istante in cui i loro sensi vennero squassati da un'esplosione di energia mistica ancora più potente di quella che c'era stata fin'ora. Accadde in meno di una porzione di secondo, Attia fendette l'aria con le Unghie della Bestia per colpire Iona, per straziarlo come un pupazzo di cartapesta, ma inaspettatamente il braccio le si ritrasse proprio quando le sue lame soprannaturali sfiorarono il bavero della giacca. I due vampiri si ritrovarono distanziati di un metro, nella stanza la luce delle applique era divenuta trascurabile, Iona al centro della sala era più appariscente di tutto il resto, produceva luce; un bagliore inspiegabile ardeva su di lui, a partire dalle sue iridi che sovrastavano per imponenza e splendore i grandi occhi mediterranei di Attia, un mostro più antico della casa che l'ospitava e che ora gorgogliava come un felino.
“Hai ucciso il servo di Chichi”, sibilò Attia come se volesse sputare addosso a Skidone.
“Ehi! Quello è stato un incidente!” Replicò Iona come se Attia non avesse più le sue armi vampiresche sulle dita.
“Hai impedito che Moreno terminasse la sua prova, lo hai torturato e poi lo hai lasciato andare per renderlo tuo schiavo. Se lo avessi ucciso non ti porterei tanto astio quanto è forte l'odio che ho per te”.
“Oh, parliamo proprio di questo Moreno e specialmente del suo tentativo di rapire L'Ultimo-Bambino-Nato-nella-Prima-Decade-del-Mese-dei-Morti...” Disse Iona nella folgore della sua Maestosità mentre pensava: Perché di Patricia non dice nulla?
“Sciocchezze...” Minimizzò Attia mentre si ritraeva.
“Sciocchezze? La scienza dice che tante singole coincidenze fanno un fatto un mistico”, s'inventò lì per lì Iona, “Veramente non c'è nessuna corrispondenza con l'Agnus Novus?” interrogò senza tregua il 'Drago Numinoso'.
Attia cercava di allontanarsi sempre di più dall'alone stregato della Succube, il Daeva sprigionava un campo di forza che lo rendeva inattaccabile e irresistibile e Attia si sentiva più umiliata da questo che da tutto il resto perché le vere battaglie tra i Fratelli erano basate sulla volizione. Skidone aveva dimostrato quella sera che il suo non era solo un fatuo atteggiarsi; l'aveva battuta con i Poteri del Sangue e aveva vinto una battaglia.
Giunta prossima all'uscita del salone Attia si sentì meno oppressa dalla Presenza abbagliante di Iona e poté replicare: “Hai desiderio di conoscere? Sì, mandai io a prendere quel fanciullo poiché diedi all'Apocalissi in Sacrificio il potere di lottare contro la prigionia a cui l'avete condannato. Pregai gli Dei Morti e le Grandi Forze per un nuovo Avvento e loro mi risposero. Ma cosa credi di conoscere tu che prescindi di poter plasmare la realtà a tua volontà, e sottovaluti e ignori che io stessa conosco gli esatti segreti di cui fai gran vanto, altrettanto e meglio di te in persona. Fermamente non dimentico quanto pericolo vi è nell'Apocalissi in Sacrificio, perciò inviai Moreno a prendere quel fanciullo poiché esso era una forza pura atta a vincolare l'Apocalissi in Sacrificio per farlo servitore della Megera. Tu hai impedito tutto ciò e ormai è troppo tardi per dell'altro. L'Apocalissi in Sacrificio non ha più e non avrà mai più né limite né padrone. Skidone, hai commesso un errore”.
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