Nel mentre che Orsini scopriva il vero volto della Dannazione nelle riunioni del Primo Stato, Iona, Arimanni e Sansepolcri uscivano dal corridoio sotterraneo del centro congressi e, su insistenza del Giurato ai Misteri Skidone, salivano sulla sua Infiniti per fare quattro chiacchiere in privato.
Iona impiegò pochi minuti per portarli da via dei Filosofi al piazzale della Città della Domenica mentre li obbligava ad ascoltare i Lacuna Coil. Il piazzale si trovava in alto su un versante del colle chiamato Monte Pulito a ridosso del più elevato Monte Malbe, era territorio franco per i vampiri e poco frequentato, il posto ideale dove parlare in tranquillità. Iona fece scendere i due Votati e poi alzò il sedile posteriore del suo coupè dove Ivo aveva installato una piccola cella refrigerante. Da questa prese una fiaschetta d'argento contenente sangue fresco, poi si indirizzò verso il parapetto di legno sulla prora del monte, lo scavalcò e si sedette sul bordo del dirupo con i due confratelli che si appoggiavano all'asse del parapetto.
Dopo aver dato una sorsata alla fiaschetta invitò gli altri a unirsi al cicchetto, ma ottenne un rifiuto, quindi fece un gesto allusorio con una mano.
“Non c'è nessuno”, rispose Arimanni.
“Bene. Iniziamo. Allora: l'esplosione l'ho causata io”, disse candido, anzi divertito.
“Questo lo sospettavamo”, rispose Sansepolcri, capo chino e già inacidito.
“Ma non è stata colpa mia!” replicò con guasconeria Iona.
“Sospettavamo che avremmo sentito anche questa affermazione!”, replicò ancora più acido Sansepolcri.
“Oh Vittorio... Veramente!” Disse Iona con teatralità mentre guardava tutte le luci di Perugia.
Arimanni fumava. “Ci dia una spiegazione”, disse asciutto il Mekhet.
“Io sono l'unico in grado di azionare quei tre pezzi di ematite e tormalina, pensate che mi sia concesso di fare qualcosa di potenzialmente dannoso?”
“Ciò non esclude che lei ci provi”, disse, ovviamente, Sansepolcri.
“Be' non l'ho fatto!” Rispose Iona con una punta d'isteria nella voce, naturalmente falsa e plateale, “Ci ho ragionato su e”, proseguì, “Credo di aver trovato una spiegazione”.
“Bene”, intervenne Arimanni, anche lui stava incupendosi un poco.
“Sappiamo che l'Antro di Mucchio di Merda è una gabbia di costrizione eterea. Sappiamo che funziona alimentandosi da una precisa sorgente, sappiamo che tutto è stato calcolato alla perfezione e che il meccanismo serve esattamente allo scopo: usare una quantità di energia strettamente necessaria alla costrizione mistica”.
“Sì”, risposero mezzo-annoiati gli altri due Draghi.
“Ecco!” Esclamò Iona scuotendo la sua fiaschetta vuota, “Non è possibile regolare la quantità di eterea, non è mica metano!” Sorrise: “Si è dovuto scegliere uno tra i tanti Nidi possibili”, si alzò, mise la fiaschetta sotto l'ascella destra e le mani in tasca, “Ora supponiamo che la potenza del Nido cambi, che aumenti! Che succede?”
“Può accadere un'anomalia sia nei Nervi che nella Gabbia stessa”, ipotizzò Arimanni.
“Ma...” fece Iona come se lo stesse imbeccando...
“Ma lei ha constatato che il meccanismo funzionava”, Arimanni compì una pausa, Iona sorrideva illuminato, “Quindi la Gabbia possiede un qualche mondo per evitare che mutamenti della carica eterea rendano instabile la costrizione”.
“Esatto!” Disse Iona allungando le braccia per simulare il ta-dah del prestigiatore: “La carica eterea è aumentata, il meccanismo si è autoregolato, ha espulso l'eccesso. Questo ha provocato un'anomalia e il Drago l'ha registrata. Io sono andato a controllare, non sapevo dell'aumento di potenza della sorgente, ho dato un riavvio d'emergenza alla costrizione e la Gabbia è stata bombardata da un quid di eterea più grande, che è stato espulso convogliandolo tutto insieme... Be' poteva scegliere un luogo migliore, su questo siamo d'accordo”.
I due altri vampiri furono abbastanza convinti dalla spiegazione di Iona, tanto che Sansepolcri alzò i suoi occhi strabici per dire: “È possibile che i Consacrati non si siano accorti di un cambiamento della Colonna?”
Arimanni raggiunse il massimo dell'espressività gettando a terra il mozzicone e calpestandolo con una scarpa. “No”, disse.
Sansepolcri tornò a capo chino, con le mani nelle tasche dello spolverino stringendosi nelle spalle. “Che facciamo?” Disse, “Maledizione Skidone! Era meglio se la diceva alla riunione questa cosa!”.
“Non abbiamo prove per accusare la Lancea Sanctum di una violazione degli accordi”, rispose Arimanni.
“Dobbiamo trovarle”, disse Skidone, “Dobbiamo andare a fare un sopralluogo alla Colonna”.
Il massimo dell'espressività di Arimanni venne superato quando fece un passo indietro, colto da improvviso timore. Anche Sansepolcri reagì con la Bestia, trattenendone il fremito. Sia il Votato alla Luce Morente che il Votato all'Ascia si ritrovarono a pensare la stessa e identica cosa: maledivano Iona, Ionandreij, Johnny, Gianni o qualunque nome avesse questo vampiro psicopatico che trovava sempre un dannato modo per metterli nella condizione di non far altro se non i suoi comodi.
Infine Arimanni constatò: “È appena mezzanotte, c'è ancora molta gente in giro”.
“Be'”, fece Iona mentre apriva la portiera dell'auto, “Intanto possiamo andare a fare un giro, questo mese non ho fatto neppure una corvè come Battitore”.
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